Agribusiness in Africa e le relazioni commerciali con UE e Italia: opportunità e prospettive

Verona, 29 gennaio 2020 – Denis Pantini presenta i numeri chiave dell’Osservatorio Nomisma-Veronafiere-FieragricolaAgribusiness in Africa e le relazioni commerciali con UE e Italia” in occasione del Convegno inaugurale della 114^ della manifestazione di Veronafiere. 

 

 

L’Africa è un Continente in ritardo strutturale anche in campo agricolo, con problemi organizzativi e tecnologici. Ne deriva una crisi ‘di sistema’ della filiera che si evidenzia nella produzione di un’economia che sebbene rappresenti il 24% della superficie agricola utilizzabile (Sau) mondiale, in termini di valore si ferma al 6%. È il combinato disposto di un’area gigantesca dalle forti contraddizioni, in cui le grandi potenzialità e le sconfinate aree rurali fanno a pugni con l’emergenza denutrizione e con un’agricoltura di pura sussistenza, mentre vola il deficit commerciale dell’agroalimentare e, paradossalmente, aumentano gli sprechi alimentari (al 15%) a causa di perdite lungo la filiera produttiva e distributiva. Un Continente, infine, che rappresenta comunque il futuro in termini demografici (con oltre 1/4 della popolazione mondiale entro trent’anni), ambientali e commerciali. È il quadro di sintesi offerto dal report dell’Osservatorio Fieragricola-Nomisma “Agribusiness in Africa e le relazioni commerciali con Ue e Italia”, presentato oggi a Veronafiere in apertura della 114^ edizione della manifestazione agricola scaligera.

 

MORFOLOGIA 

Pur con un quadro economico-demografico ancora in via di sviluppo, nonostante i trend positivi della ricchezza prodotta in particolare in alcune aree del Nord e del Sud, l’Africa è in assoluto l’area a maggior potenziale tasso di sviluppo agricolo. Basti pensare che i 232 miliardi di dollari di valore della produzione discendono in gran parte da colture a seminativo (epicentro mondiale di coltivazioni di mais e sorgo), mentre le colture a maggior valore aggiunto (frutta e ortaggi) rappresentano ancora solo il 3% della superficie coltivata (1,1miliardi di ettari la Sau complessiva). Anche l’allevamento, pur rappresentando il 20% della produzione mondiale di carne ovina e di bufala, non riuscirà a tenere il passo del fortissimo incremento demografico, facendo sempre più del Continente africano un importatore netto di alimenti di origine animale. Infine, anche sul piano dei macchinari – evidenzia il report – i margini sono enormi. A oggi infatti il rapporto tra macchine agricole e trattrici per ettaro coltivato è infinitesimale: 1 macchinario ogni 31 in Europa e addirittura 1 ogni 50 in Italia.

 

MERCATO

Negli ultimi 10 anni lo scenario delle importazioni agricole verso l’Africa ha infatti subito modifiche sostanziali, con la Russia che è diventata il principale fornitore di derrate agricole forte di una quota di mercato che dal 5% del 2008 è passata a 12%. Per contro, perdono quote sia i Paesi europei che gli Usa a fronte di un nuovo player, l’India, che si sta prepotentemente facendo largo. I principali prodotti importati riguardano cereali (64% del totale), pesci e crostacei (13%), semi e frutti oleosi (8%). E se sulle derrate l’Italia gioca un ruolo marginale e in calo (l’1% del totale), nei macchinari vanta una storica posizione di leadership sempre più minata anche qui da fornitori orientali: l’India (al 23%), che precede il Belpaese (15%) nell’export di trattrici; la Cina, che domina (27%) sempre sull’Italia (9%) nelle macchine agricole. Ed è proprio quest’ultima la voce più promettente nel breve periodo, con una crescita complessiva della domanda del 65% in 10 anni, da 1,4 a 2,3 miliardi di dollari.

 

Per il responsabile di Nomisma Agroalimentare, Denis Pantini: “In considerazione del progressivo aumento demografico e della relativa domanda alimentare, si comprende come la necessità per il Continente africano di un maggior sviluppo del proprio settore primario diventi fondamentale. Uno sviluppo che non può non passare da un contestuale incremento tecnologico e di dotazione di macchine in grado di aumentare la produttività in ottica sostenibile. Scendendo nel dettaglio del commercio di prodotti agricoli ed alimentari, si evince come la nostra bilancia commerciale presenti un saldo negativo di quasi 650 milioni di euro, determinato soprattutto dagli acquisti di derrate agricole africane riguardanti principalmente pesci (59% dell’import agricolo a valore), frutta e verdura (27%, per oltre un terzo rappresentati da agrumi, in gran parte provenienti dal Sud Africa”. 

 

All’iniziativa sono inoltre intervenuti Teresa Bellanova, Ministra delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Marija Vučković, Ministra dell’Agricoltura della Repubblica di Croazia, Paolo De Castro, Eurodeputato membro della Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, Padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di Assisi, Giulio Tremonti, Presidente Aspen Institute Italia, e con Gennaro Sangiuliano, Direttore TG2.

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